Ogni anno, le capitali della moda si trasformano in palcoscenici dove creatività e innovazione si fondono nella Fashion Week, un evento che non è solo passerelle e tendenze, ma anche un riflesso culturale del nostro tempo.
Quest’anno, più che mai, la moda si fa portavoce di un messaggio: sostenibilità , inclusività e innovazione guidano le collezioni, mentre il digitale e la realtà aumentata riscrivono le regole del gioco. Ma come è nata la Fashion Week e come si è evoluta nel tempo?
L’haute couture francese nacque nel XIX secolo con Charles Frederick Worth, che sostituì il sarto tradizionale con il couturier, creando abiti su misura per l’alta società . Worth introdusse l’innovazione di ospitare le clienti nel suo atelier, inaugurando la tradizione del salon. Fu anche il primo a inserire etichette sui suoi capi e a usare modelle in carne e ossa per le sfilate, dando vita nel 1857 ai primi front-row, riservati a nobiltà e alta borghesia.
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Parigi divenne inaccessibile e non fu più possibile esportare i capi di moda. Nel 1943 la giornalista di moda Eleanor Lambert organizzò la Press Week, un evento dedicato ai designer americani per dare visibilità alle loro collezioni e attirare l’attenzione della stampa, creando così la prima vera Fashion Week. L’iniziativa ebbe un grande successo e contribuì a legittimare la moda statunitense sulla scena internazionale, ponendo le basi per le moderne settimane della moda.
Negli anni ’50 e ’60, Parigi, Milano e Londra strutturarono eventi simili: Parigi consolidò il lusso dell’Haute Couture e del prêt-à -porter, prima Firenze divenne capitale del made in Italy grazie a Giovanni Battista Giorgini, poi si consolidò Milano, mentre Londra si distinse per il suo stile innovativo. Oggi, queste città dominano il calendario globale della moda.
In concomitanza con l’ascesa della moda prêt-à -porter avvenne una trasformazione rivoluzionaria del format monotono delle sfilate. Da eventi esclusivi, a porte chiuse, come gli intimi defilè in atelier, organizzati da Chanel negli anni ‘50, si trasformarono in veri e propri eventi mediatici in grande stile, pubblicizzati e organizzati in location d’effetto con celebrità in prima fila. Gli stessi stilisti iniziarono a concepire la Fashion Week come un momento per mostrare e raccontare le proprie creazioni andando ad includere al loro interno anche il mondo del cinema e della musica, dell’arte e dei social media. Oggi infatti, accanto alle celebri top model, lanciate dal visionario Gianni Versace negli anni ‘90, calcano la passerella anche dive del cinema, pop star e influencer.
La Digitalizzazione della Fashion Week
Con l’avvento di internet, dei social media, dei live streaming, anche le sfilate abbandonano il loro status di eventi esclusivi per antonomasia, aprendosi all’inclusività , divenendo un mezzo di comunicazione tra il designer ed il grande pubblico.
Da quando la moda è diventata phygital le grandi maisons hanno spalancato le proprie porte, permettendo a tutti gli appassionati di assistere, comodamente dal proprio computer, ai capi, che in diretta sfilavano in passerella, potendo osservare la sfilata contemporaneamente pur non essendo lì.
Moda Sostenibile e Inclusiva
Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata protagonista delle Fashion Week. I brand presentano collezioni create con materiali riciclati, processi a basso impatto e iniziative green, raccontate attraverso campagne e storytelling. Accanto alla sostenibilità , la moda si apre all’inclusività , portando in passerella modelli di etnie, età e fisicità diverse. Ma negli ultimi tempi il cambiamento più grande è di matrice geografica: il centro della moda è sempre stata l’Europa e il mondo occidentale, ma si stanno sempre più facendo spazio brand e stilisti di tutte le parti del mondo finora trascurate dal mondo del fashion, con la loro visione originale e innovativa. Tra le città emergenti ci sono Shanghai e Copenaghen, che propongono soluzioni innovative, attente a sostenibilità e sperimentazione, sfidando il predominio storico di Milano, Parigi, Londra e New York.
Il futuro della Fashion Week sarà un equilibrio tra fisico e digitale, con sfilate sempre più phygital: eventi ibridi, tra passerelle tradizionali ed esperienze immersive in realtà aumentata. Le maison dialogheranno con il pubblico globale attraverso live streaming, contenuti interattivi e backstage aperti. Al centro restano sostenibilità e inclusività , non più accessori di comunicazione ma criteri con cui il pubblico e la critica valutano i brand. La Fashion Week, da specchio delle tendenze, diventa così anche specchio della società , interpretando in ogni stagione i cambiamenti culturali, economici e sociali che definiscono il nostro tempo.
di Eleonora Capitano, Francesca Paganelli, Ginevra Sordi