Nella nostra quotidiana ricerca di artisti emergenti, abbiamo avuto il piacere di imbatterci in Alessandra Piezzo, una giovane artista che si distingue per la capacità di fondere geometrie, forme e colori in un linguaggio visivo unico. Cresciuta in una famiglia di restauratori, il suo percorso artistico è intriso di amore per l’arte e curiosità per il design contemporaneo. In questa intervista esclusiva per Parmesse, Alessandra ci accompagna nel suo mondo creativo, raccontandoci le influenze che hanno plasmato il suo stile, il processo che porta alla nascita delle sue opere, e i progetti che guardano al futuro. Un dialogo autentico con un’artista che, attraverso le sue creazioni, esplora le connessioni tra forma, colore e memoria.


L’intervista ad Alessandra Piezzo
Qual è stato il tuo percorso artistico? Come sei arrivata a sviluppare il linguaggio visivo che oggi caratterizza le tue opere?
“Sono cresciuta in una famiglia di restauratori, tra arte, pennelli e dipinti. La passione per il disegno è nata praticamente da subito, ricordo che da bambina disegnare mi aiutava molto a studiare e ad esprimermi, e devo dire che questo aspetto della mia persona non è mai cambiato. Ho frequentato il Liceo Artistico alle superiori, luogo che mi ha formato tanto sotto molti aspetti. Durante gli ultimi anni di studio mi sono interessata molto al mondo del Design, decidendo così di studiare Grafica presso L’Accademia di Belle Arti. Dopo la laurea, il mio trasferimento a Milano e successivamente a Londra ha segnato un’importante fase di evoluzione dato che entrambe le città mi hanno permesso di entrare in contatto con una scena artistica più internazionale, allargando le mie referenze visive”.
Il tuo lavoro richiama in alcuni aspetti movimenti come il Bauhaus, l’Op Art e il Costruttivismo, ma riesce a mantenere un’identità unica. Qual è il messaggio o l’emozione che cerchi di trasmettere, e quali influenze hanno plasmato il tuo stile?
“Mi piace guardare i miei lavori come se fossero l’espressione più intima di ciò che non riesco a verbalizzare, non sempre mi approccio alla carta o alla tela con un’idea precisa, solo a distanza di tempo leggo degli schemi che si ripetono e ne colgo il messaggio. Di molte delle produzioni dal 2019 ad oggi parlo di connessioni e di disconnessioni, di come elementi che a primo impatto possono sembrare molto distanti ma che abbinati insieme diventano perfetti. Protagonisti dei miei lavori sono le forme e i colori; la disposizione, la grandezza degli elementi e la scelta del colore non è dettata dal caso, ma anzi, sono sempre alla ricerca di un equilibrio ottico. Se cambi colore ad una forma, hai completamente ribaltato il suo peso nella composizione, infatti la scelta del colore è un momento fondamentale nelle mie ricerche, non solo per una questione ottica ma anche emotiva. Ci sono colori che presentati assoluti hanno un significato; dal mio punto di vista possono essere legati ad un ricordo o simboleggiare qualcosa. Per quanto riguarda invece le influenze nel mio lavoro, ne sono tante, banalmente ciò che mi circonda come paesaggi ed architetture influiscono molto, ma anche la mia esperienza come grafico gioca un ruolo centrale nel plasmare il mio stile”.

Puoi raccontarci come nasce una tua opera? Parti da un’idea chiara o il risultato finale si definisce durante il processo creativo?
“Dipende molto da quello che voglio realizzare, ma solitamente sono molto razionale e so già cosa andrò a realizzare.
La prima fase che è quella all’input alla creazione, nasce o da un desiderio di dar vita ad una composizione o da un accostamento cromatico. Successivamente metto su carta delle idee e provo diverse composizioni e cromie fino a quando non trovo un incastro interessante, solo successivamente passo alla fase di realizzazione”.
Se potessi collaborare con un’artista o un designer del passato, chi sceglieresti e perché?
“Ne cito uno per ogni categoria, Leonardo Da Vinci e Bruno Munari, di entrambi ammiro il loro aspetto poliedrico e geniale. Al contrario del mondo odierno dove si spinge sempre verso la “specializzazione” mi affascinano le menti che si spingono oltre i propri margini di confine. Solo così, spezzando una ritmia di pensiero “usuale” possono nascere delle grandi invenzioni”.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in mente nuove direzioni o temi da esplorare nella tua arte?
“Il tema delle connessioni e delle disconnessioni mi affascina ancora molto, e credo ci sia ancora tanto da esplorare a riguardo. Dal 2023, data del mio rientro a Napoli, è nato un nuovo tema legato al concetto delle “Finestre”, sono scorci che rappresentano il mare e le luci della città di Napoli che spesso mi ritrovo incantata ad osservare”.