La fine dell’anno è un momento ricco di emozioni contrastanti: da un lato il bilancio del passato, con i suoi successi e fallimenti, e dall’altro l’aspettativa per il futuro, carica di speranze e al contempo incertezze. Questo momento di transizione ha ispirato gli artisti di ogni epoca, trovando nei simboli naturali e universali un linguaggio per rappresentare il ciclo della vita e il continuo rinnovarsi dell’esistenza.

Questo articolo vi accompagna in un viaggio tra le opere che celebrano la fine e il nuovo inizio, esplorando il significato profondo di 5 simboli: l’uovo, la conchiglia, l’albero, l’acqua e le farfalle. Attraverso capolavori rinascimentali intrisi di speranza e fecondità, come la Pala di Brera di Piero della Francesca e la Nascita di Venere di Sandro Botticelli, fino alle installazioni concettuali di artisti contemporanei come Damien Hirst e Pino Pascali, scopriremo come l’arte ha saputo tradurre l’universale sentimento di trasformazione e di attesa del domani.

I 5 simboli nell’Arte sulla fine del ciclo e il nuovo inizio

L’uovo, simbolo per eccellenza di nuova vita e di potenziale inespresso, è al centro della Pala di Brera di Piero della Francesca. Dipinto sopra Federico da Montefeltro, appeso ad una catenella al centro di una conchiglia, l’uovo di struzzo non è un semplice elemento decorativo, ma un simbolo carico di significati teologici. Secondo gli scritti dei dottori della Chiesa medievale, l’uovo di struzzo si autofeconda grazie ai raggi del sole, richiamando il concepimento verginale della Madonna. In questo contesto, l’uovo rappresenta la speranza salvifica in un futuro incerto, il desiderio di un mondo migliore e la nascita di Cristo, Salvatore dell’umanità. Realizzata nel 1472, la Pala di Brera celebra la nascita di Guidobaldo da Montefeltro e i successi militari della famiglia. Federico da Montefeltro, usando l’uovo, che è anche lo stemma dei Montefeltro, esalta il concetto di fecondità e nascita, paragonando la figura del proprio erede a quella di Cristo, garante di pace e prosperità. L’uovo, dunque, diventa simbolo della speranza e prosperità passata, presente e futura della famiglia Montefeltro.

La conchiglia, simbolo di prosperità, rinascita e purificazione spirituale, è un elemento chiave nella Nascita di Venere di Sandro Botticelli. Realizzata tra il 1482 e il 1486 per celebrare le nozze tra Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici e Semiramide d’Appiano d’Aragona, l’opera è un augurio di abbondanza e fertilità. Venere, simbolo di amore e fecondità, emerge da una conchiglia, rimandando al mito di Afrodite nata dalla spuma del mare, come narrato da Esiodo nella sua Teogonia. La conchiglia, derivante dal latino conca che indica anche l’organo riproduttivo femminile, rappresenta la nascita, la capacità di divenire da trascendente a contingente. Se guardiamo poi nell’ambito del Cristianesimo, la conchiglia simboleggia la rinascita e la purificazione spirituale, come si vede nelle fonti battesimali. Botticelli, influenzato dal neoplatonismo di Marsilio Ficino, identifica nell’amore, incarnato da Venere, la forza creatrice dell’universo. La conchiglia rappresenta l’anima mundi della donna, che dal trascendente raggiunge la realtà immanente per generare fecondità e guidare l’uomo alla dimensione trascendente. Venere, come Semiramide, è una figura “vergine” pregna di promesse di fecondità, simbolo di bellezza che porta prosperità e che, nella Primavera, diverrà madre di 5 figli.

L’acqua, elemento primordiale e fonte di vita, assume un significato particolare nell’opera 32 mq di mare circa di Pino Pascali. L’artista, esponente dell’Arte Povera, ricrea il Mediterraneo utilizzando 30 vasche di alluminio zincato riempite con acqua in diverse gradazioni d’azzurro. L’opera non è una semplice rappresentazione del mare, ma un’elevazione a metafora di cultura, identità e vita. Pascali, nato a Polignano a Mare, riflette sull’acqua come simbolo universale di esistenza e connessione tra passato e presente. Ogni tonalità di blu racconta un frammento di storia del Mediterraneo, crocevia di civiltà. L’opera coinvolge lo spettatore in un viaggio estetico ed emotivo, dove il Mediterraneo diventa luogo di origine, racconto di culture intrecciate e spazio di costante rinnovamento.

L’albero, simbolo di connessione universale e del ciclo della vita, è il protagonista de L’albero della vita di Gustav Klimt. Il dipinto esplora il tema della connessione universale, usando l’albero come metafora dell’esistenza. Al centro della composizione, l’albero collega due scene: “L’attesa” di una fanciulla e “L’abbraccio” di due amanti. I rami curvilinei e intrecciati evocano il movimento perpetuo della natura, mentre radici e rami simboleggiano il legame tra terreno e trascendente, umano e divino. La decorazione dorata, con spirali e motivi geometrici, amplifica la sensazione di armonia cosmica. Il dorato richiama sacralità e luce, le spirali l’infinito e il rinnovarsi della vita. Klimt crea un universo visivo e spirituale che celebra la complessità e la bellezza dell’esistenza. 

La farfalla, simbolo di rinascita e rigenerazione dell’anima, è al centro dell’opera In and Out of Love di Damien Hirst. L’artista, nella sua prima mostra personale a Londra nel 1991, utilizzò la farfalla per porre un quesito sul confine tra arte e vita. L’esposizione comprendeva due installazioni: White Paintings and Live Butterflies e Butterfly Paintings and Ashtrays. Nella prima, le farfalle vivevano e morivano in una stanza artificiale, nutrendosi di acqua zuccherata e posandosi su tele monocrome. 

Nella seconda, tele colorate con crisalidi morte e posacenere con mozziconi di sigaretta rappresentavano la transitorietà della vita. Hirst gioca sul dualismo tra vitalità e transitorietà: una stanza piena di vita effimera lascia spazio a un luogo di cenere e morte. La farfalla, simbolo di rinascita, diventa immagine della fase di vita più matura, ricordando che ogni ciclo di vita si conclude per poi ricominciare.

L’arte, attraverso i secoli, ha saputo cogliere il profondo significato del ciclo della vita e della rinascita, trovando nei simboli naturali un linguaggio universale per esprimere la speranza, la trasformazione e l’attesa del domani. L’uovo, la conchiglia, l’albero, l’acqua e la farfalla, da elementi naturali si trasformano in potenti metafore della vita, del suo continuo fluire e del suo eterno ritorno. Ogni fine, come ogni anno che si chiude, porta con sé un nuovo inizio, un’occasione per rinascere e rinnovarsi.

Di Eleonora Capitano, Margherita Moro, Giulia La Porta e Maria Lucia Toti

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