L’arte visiva ha da invidiare alla musica la sua ampia accessibilità. Lo ha sempre pensato Shepard Fairey, celebre artista e attivista americano: a giudicare dall’innegabile successo dei suoi graffiti, posters e del brand di abbigliamento ‘Obey’, sembra proprio avesse ragione.
La street-art come veicolo di rivendicazione ottimista
Classe 1970, cresciuto in South Carolina, Fairey imposta il proprio discorso artistico intorno all’idea di rivendicazione dei diritti individuali, prendendo spunto dall’intersezione del mondo dello skateboarding americano, la pop-art e l’attivismo politico degli anni ’80. Fairey fa leva innanzitutto sull’accessibiltà della street-art, di cui i graffiti lungo le strade si integrano naturalmente con la vita quotidiana di una città, facendo da cornice alle giornate frenetiche delle persone che passeggiano, osservano e pensano.
Shepard Fairey deve l’inizio della sua brillante carriera alla campagna di stickers lanciata nel 1989, che ha come prodotto centrale un ritratto stilizzato del wrestler e attore francese André René Roussimoff, e la didascalia: “Andre the Giant Has a Posse“. Prodotto mentre Fairey studiava alle Rhode Island School of Design, lo sticker vende più di un milione di copie nel mondo e esemplifica una parodia del concetto di “logo” aziendale tramite l’uso di un soggetto insolito per i modelli consumisti.
Il manifesto “Hope” come simbolo della campagna elettorale di Barack Obama
Partendo da una critica audace e diretta al sistema capitalistico occidentale, Fairey non lascia che questa sfoci in uno scetticismo sterile: si distingue invece per usare l’arte come mezzo di presa di coscienza, e veicolo di una rivendicazione nutrita da ottimismo e speranza. L’esempio piu’ lampante è forse l’opera per cui il Boston Institute of Contemporary Art lo ha definito uno degli street-artists più influenti al mondo: parliamo del manifesto “Hope” di Barack Obama, realizzato nel 2008 in occasione della corsa alla Casa Bianca del presidente, diventato simbolo della campagna stessa.
Capace di innescare associazioni positive con l’immagine dell’allora candidato alla presidenza Obama, il poster incarna perfettamente lo stile di Fairey e la sua genialità nel mescolare semplicità, parole chiave e colori per trasmettere efficacemente un messaggio, abbattendo qualsiasi barriera di interpretazione o potenziale fraintendimento.
Una nuova versione di “Hope” per un messaggio ancora piu’ efficace
L’advocacy politica è sempre stato un tema necessario nella produzione artistica di Fairey, il quale la vede come attività indispensabile per un individuo realizzato in quanto cittadino e uomo: secondo l’artista, la negligenza e la monodimensionalità sono quanto più ostacola un uomo dal prendere coscienza, e successivamente azione, per cambiare il mondo in cui vive.
Immune dalla paura di esporsi, Fairey simpatizza apertamente per il “Movimento di Occupazione”, un movimento internazionale che critica soprattutto l’abuso di potere esercitato dal sistema finanziario sulla società umana, cosi’ come le disuguaglianze che ne derivano. Fairey produce una variante del poster “Hope”, sostituendo il volto del presidente con la Maschera di Guy Fawkese e la scritta “Mister President, we HOPE you’re on our side”.
Questa ironia pungente, a tratti satirica, massimizza la densità comunicativa dell’opera: da un lato, facendo leva sulla già affermata notorietà, dall’altro, allineandosi perfettamente con le tecniche comunicative contemporanee grazie a una combinazione vincente di parole, simboli e immagini.
Oltre a questa nuova versione, l’opera è stata soggetta a molteplici altre parodie e rifacimenti che ne hanno amplificato la notorietà e l’iconicità.
In mostra a Milano: “OBEY: The Art of Shepard Fairey”
Questo è solo un assaggio della piu’ ampia e variegata storia e produzione artistica di Fairey, ben riassunta e dalla mostra allestita alla fabbrica del vapore a Milano, visitabile fino al 27 ottobre 2024 – OBEY: The Art of Shepard Fairey (obeymilano.it).